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Accento svedese

Anche questa settimana abbiamo individuato il Presuntuoso. Tocca al primo ministro svedese Stefan Löfven.


Di Kevin Gerry Cafà


Settimana caratterizzata dal vertice europeo dedicato al Recovery fund e dalla discussione del prossimo bilancio pluriennale da cui passa una grossa fetta del Next Generation promosso dalla Commissione europea e dal presidente Ursula von der Leyen. Come sappiamo, il programma estremamente ambizioso dell'Ue per sostenere la ripresa economica dei paesi membri, ha trovato l'opposizione della linea del rigore intrapresa dai paesi frugali. Alle dichiarazioni del cancelliere austriaco di qualche settimana fa circa la possibilità di condividere il debito per far fronte all'impatto economico del Coronavirus, hanno fatto eco la precisazioni del primo ministro svedese Stefan Löfven sulla modalità del sostegno europeo ai paesi maggiormente colpiti: prestiti e non su sovvenzioni. Un accento svedese che mette in evidenza le differenti vedute tra i paesi europei, sia per un fondo di recupero che per un bilancio a lungo termine per l'Unione europea.


"Il Recovery Fund non deve aprire la strada a un'unione del debito" perciò deve esserci un limite di tempo" e si deve discutere di chi paga quanto, di chi beneficia di più e di quali condizioni vincolano gli aiuti. La Svezia è ben coordinata con Danimarca, Olanda e Austria e vuole contribuire al dibattito Ue con l'obiettivo di una forte solidarietà ai Paesi più colpiti dal coronavirus"

D'altra parte, sia Löfven che il premier olandese Mark Rutte, evidenziano con decisione il fatto che il pacchetto da 540 miliardi delle misure già approvate che comprende il Mes light, SURE e le iniziative della Bei siano ancora rimaste intatte. Una presa di posizione quella di Austria, Danimarca, Olanda e Svezia che mira a far pressione su alcuni paesi membri affinché facciano ricorso al Mes per i costi diretti e indiretti relativi all'assistenza sanitaria, alla cura e alla prevenzione dovuti alla crisi di Covid-19. Temporeggiare sui negoziati per l'entrata in vigore del Next Generation EU per costringere i paesi come l'Italia ad accendere ai 35/37 miliardi disponibili. Insomma, una via verso il compromesso che potrebbe ricucire la spaccatura creata dall'inizio della pandemia tra i paesi del nord e del sud Europa e ammorbidire la linea del rigore ripresa dalla Svezia lo scorso weekend.


La forte opposizione dei paesi frugali si scontra con la presa di posizione della Germania e della cancelliera Angela Merkel che si è spesa affinché si arrivi velocemente a un'intesa in Ue, visto che le dure implicazioni economiche della pandemia sono una sfida più grande dalla Seconda guerra mondiale. Un grosso problema per le ambizioni dei paesi del nord europeo, a cui si aggiunge il fatto che la Germania si sta preparando ad assumere dal primo luglio la sua tredicesima presidenza dell’Unione europea; la più importante presidenza degli ultimi vent'anni.



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