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Caro Presidente, è arrivato il momento di mettersi in proprio. Ma occhio ai precedenti.

Di Kevin Gerry Cafà


Ci sono pochissimi dubbi sul fatto che Giuseppe Conte è attualmente il politico italiano con maggior appeal sugli elettori in questa fase turbolenta e drammatica che sta vivendo il paese. Questa settimana è stata la più difficile da quando Conte guida il paese, poiché costretto a fronteggiare due grane non da poco: le ambizioni smisurate del segretario di Italia Viva Matteo Renzi e le dimissioni delle ministre Bellanova e Bonetti. La fiducia ottenuta alla Camera e al Senato, hanno contribuito ad allentare la morsa sul premier ma solo per qualche settimana. Già, perché il metodo Ciampolillo non può durare in eterno e il pressing delle opposizioni sul Capo dello Stato inizia a farsi sentire, nonostante il paese necessiti di tutto tranne che di nuove elezioni. E' chiaro che Conte deve iniziare a programmare il suo futuro nel palcoscenico della politica italiana, ovvero capitalizzare al massimo gradimento espresso dagli elettori italiani che si rispecchia nei sondaggi di tutti i media nazionali. Il dato interessante è che la figura di Conte sembra essere uscita indenne dalle numerose accuse che gli altri partiti e una parte della stampa italiana rivolgono quotidianamente al suo operato da presidente del Consiglio dei ministri. Infatti, secondo i sondaggisti, Conte radunerebbe attorno alla sua figura circa il 16% delle preferenze. Naturalmente, tale eventualità comporta la necessità che il premier decida di mettersi in proprio, slegandosi dall'etichetta di garante di un accordo di governo e di personalità espressione dei partiti di maggioranza. Aspetto che potrebbe giocare a suo vantaggio visto che il Movimento 5 stelle è in caduta libera e il Partito democratico di Zingaretti non scalda l'elettorato di centrosinistra.


I precedenti


Al di là dei partiti, il presidente del Consiglio è il leader che più ha beneficiato in termini di consenso elettorale durante l'anno segnato dalla diffusione dei contagi da Coronavirus. In particolare, durante la prima ondata, il gradimento del premier ha toccato numeri da plebiscito. Secondo il sondaggio realizzato da Demos per Repubblica a marzo, con l'Italia in lockdown e attonita di fronte al virus, la valutazione positiva di Conte passò dal 52% di febbraio al 71% a marzo. Se da un lato, la possibilità di poter concretizzare è davvero ghiotta, dall'altra vi è il rischio di incorrere in una debacle che ha segnato la carriera politica di molti ex premier. Pensiamo a Mario Monti, il suo insuccesso elettorale e della sua lista presentata di fretta e furia per ottenere un misero 15%. Il professore non godeva di certo dello stesso appeal di Conte ma in un momento in cui il paese necessitava credibilità a livello europeo e continuità con le politiche di Bruxelles, Monti avrebbe potuto ottenere un discreto risultato. Ma alla fine, l'esito è stato quello ipotizzato dai sondaggi: 15% e una serie di errori strategici e comunicativi. Impossibile non parlare del fenomeno Renzi e del suo Partito Democratico che strappò il 40,81% dei consensi alle elezioni europee, contro il 21 ,16 del Movimento 5 Stelle e il 16,82% di Forza Italia. Più di 11,1 milioni di italiani hanno votato per il nuovo Pd dell'ex sindaco e rottamatore di Firenze. Con questo risultato, Renzi si autoconvinse che gli italiani erano dalla sua parte e decise indire due anni dopo un referendum costituzionale discutibile con un governo che godeva dei voti di Verdini in Senato. Da li in poi, Renzi divenne il politico meno amato d'Italia e creò un nuovo partito che galleggia tra il 3 e il 4%, ma si permette ugualmente il lusso di ostacolare l'azione di un governo di cui ha accettato di far parte. A questa lista, non possiamo non aggiungere Matteo Salvini. Il segretario della Lega ottiene un ottimo risultato alle elezioni europee e diventa il primo partito del paese con oltre il 34% dei voti: più del doppio rispetto alle politiche di marzo 2018, quando il Carroccio si era fermato intorno al 17%. Ma l'aria del Papeete gli dà alla testa e decide di far cadere il primo governo Conte, ritornando così all'opposizione.

Se si andasse a elezioni anticipate, sarebbe difficile immaginare uno scenario che non preveda Conte in prima linea - come candidato premier o capo della coalizione formata da questi due partiti. Per Conte potrebbe essere di certo una possibilità quella di tesaurizzare al massimo ciò che la sua immagine da persona seria, concreta e gentile che si riflette agli occhi degli italiani. Ad oggi, la possibilità che il Movimento 5 stelle e il Partito democratico possano far quadrato attorno alla figura di Giuseppe Conte cresce sempre di più. Questa eventualità passa inevitabilmente dalla necessità che il premier crei un suo partito nel breve periodo, assumendosi la responsabilità anche di un possibile insuccesso. Come si dice: "Crea un partito e vediamo quanti voti prendi". Speriamo per lui che non porti sfortuna come a qualcuno di nostra conoscenza.



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