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Fedeltà al presidente

Di Kevin Gerry cafà


Lo scorso 15 dicembre, i 538 grandi elettori degli Stati Uniti si sono riuniti e 306 di loro hanno votato per Biden. Da quel giorno, alcuni senatori repubblicani hanno deciso di organizzarsi per ostacolare l'elezione del nuovo presidente degli Stati Uniti in programma il prossimo 6 gennaio. Piuttosto che un ostacolo, l'iniziativa dei repubblicani dovrebbe creare solo un semplice mal di testa al presidente eletto Joe Biden. Come sappiamo, l'attuale amministrazione americana non riesce a darsi pace per la sconfitta ottenuta lo scorso novembre: i ricorsi, le pronunce e il coinvolgimento di altre istituzioni americane hanno caratterizzato gli ultimi giorni dello scorso anno.

Nei primi giorni di questo 2021, a tener banco sarà l'iniziativa di questo gruppetto di senatori repubblicani, alla quale si è aggiunto il vicepresidente Usa Mike Pence, che fino ad ora aveva deciso di non appoggiare le mosse che mirano a non concedere la vittoria a Joe Biden. "Pence - ha assicurato il suo capo di Gabinetto Marc Short - accoglie con favore gli sforzi dei membri della Camera e del Senato di utilizzare l'autorità di cui dispongono ai sensi della legge per sollevare obiezioni e presentare prove dinanzi al Congresso e al popolo americano e condivide le preoccupazioni di milioni di americani sulle frodi e le irregolarità nel voto", ha riportato nel corso di una intervista alla BBC. Eppure, sarà lo stesso vice presidente a sovrintendere la sessione del 6 gennaio e dichiarare vincitore Biden. Vedremo come andrà a finire. Il dato significativo è che fino all'ultimo giorno disponibile, l'amministrazione Trump ha deciso di creare dei lievi fastidi alla prossima amministrazione americana guidata dai Dem. Questo episodio è l'ultimo di una lunga serie di inziative di Trump, Pence e del segretario di Stato americano Mike Pompeo, al fine di rendere ancor più difficili i primi 100 giorni di Joe Biden. Una perdita di tempo, poiché mancano pochi giorni all'insediamento del 46° presidente degli Usa.

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