Di Mauro Spina
Per la prima volta in Italia durante questa tornata elettorale che ha visto gli europei chiamati a rinnovare l’europarlamento di Bruxelles, hanno potuto votare i fuorisede una categoria di elettori che per motivi diversi non possono tornare nei propri comuni di residenza e sono quindi costretti a votare in una sede terza, qualora questo diritto gli venga garantito.
I fuorisede in Italia sono prevalentemente studenti, giovani e il loro voto calca similmente quello degli italiani all’estero quando si tratta di elezioni: una forte propensione per i partiti progressisti, e un consenso più largo della media ai partiti moderati europeisti di tendenza liberale.
Ma il dato più impattante per ogni analisi politica di queste tornate europee è il voto lapalissiano che i fuorisede hanno consegnato ad Alleanza Verdi Sinistra (AvS) che a livello nazionale festeggia il suo 6,7% mentre per chi ha dovuto votare in un altro luogo differente da quello di residenza sono la forza più suffragata con un rotondo 40%. È possibile quindi affermare senza nessun timore che la scelta perpetrata ormai da anni dai governi, di non scegliere in merito ai fuorisede sia una motivazione politica. Parliamo di un bacino di elettori giovani, attenti all’ambiente, alle questioni di genere, ed europeisti. Sì, perché tra il 40% ad AvS, il 23% al PD, e un altro 24% ca. suddiviso tra Movimento5Stelle, Azione e Stati Uniti d’Europa per i partiti euroscettici non rimane praticamente nulla. La Lega, ad esempio, si è fermata allo 0.53% con “sole” 93 preferenze su circa 17 mila voti.
A seconda dello spettro d’osservazione dal quale si vogliano interpretare questi dati, si possono trarre alcune riflessioni: la questione anagrafica per gli elettori italiani si fa sempre più densa di conseguenze, è ora che i partiti progressisti portino avanti l’idea concreta di abbassare l’età per esprimere un consenso elettorale (il voto ai sedicenni è già realtà in alcuni stati europei). I giovani hanno le idee chiare ma sono un corpus politico che i conservatori vogliono tenere isolato, sia nelle manifestazioni di piazza (criminalizzandoli) che nelle scelte elettorali (semplicemente non permettendogli di votare). Queste europee sono state un primo accenno di un’Italia lievemente più rappresentata e omogenea anche a livello anagrafico, nonostante l’età media generalmente alta dei candidati all’Europarlamento.
Ed è un’ultima suggestione che è giusto lasciare a questa analisi: la Lega si è tenuta politicamente in vita grazie al candidato outsider indipendente che ha strappato consensi ovunque e ha permesso alla Lega di passare da un probabile 6% a circa il 9% (comunque risultati non convincenti). Tale candidatura ha lasciato i fuorisede del tutto indifferenti, anzi, se Fratelli d’Italia e Forza Italia ottengono 588 e 406 voti rispettivamente, il tonfo della Lega con i suoi 93 voti è ancor più evidente.
Considerando in ultimo che Fratelli d’Italia e Forza Italia si sono presentate come forze europeiste, è evidente che ai giovani italiani, qualsiasi sia il loro orientamento politico anche se quello progressista-verde è maggioritario, l’Europa unita piace, checché ne dica Matteo Salvini e i suoi trimalchionici tentativi di tenersi a galla in una politica che lo vede sempre più epurato e meno suffragato.
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