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Immagine del redattoreKevin Gerry Cafà

L'uomo dei dietrofront

Il Presuntuoso della settimana è il ministro per la pubblica amministrazione Renato Brunetta Di Kevin Gerry Cafà Lo scorso anno, il nostro caro ministro della pubblica amministrazione faceva approvare insieme al ministero del lavoro con grande entusiasmo il documento che prevedeva la prevalenza del lavoro in presenza, seppur ogni amministrazione ha la possibilità di sottoscrivere un accordo individuale ad hoc con il singolo lavoratore. In sostanza, ogni amministrazione può scegliere di far aderire i lavoratori allo Smart working oppure richiedere la presenza in ufficio tutti i giorni o saltuariamente. Lo stesso ministro Brunetta aveva ribattezzato lo smart working uno strumento di innovazione e modernizzazione dei processi del mondo del lavoro. Qualche giorno fa, il ministro Brunetta si è scagliato contro lo strumento di innovazione e modernizzazione che lui stesso aveva elogiato, dopo che appena un mese fa aveva emanato una circolare per chiedere alle aziende di ricorrere al lavoro agile nelle percentuali già previste dalla normativa in vigore, alla luce dell'aumento dei contagi registrati nel periodo natalizio, dovuto soprattutto al dilagare della variante Omicron. “Vaccini e presenza piuttosto che chiusi a casa, con il telefonino sulla bottiglia del latte a fare finta di fare smart working, perché diciamocelo far finta di lavorare da remoto, a parte le eccezioni che ci sono sempre”, sono le parole del ministro. Un dietrofront tipico di Renato Brunetta. Eppure, lo smart working in Italia ha potuto affrontare la pandemia e tenere in piedi il Paese nel periodo in cui contagi toccavano vertici da capogiro. È difficile passare da strumento di modernizzazione ad uno per agevolare i fannulloni. Ma con Renato Brunetta tutto è possibile.

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