Di Matteo Piovacari
Che la pandemia da Covid-19 stia facendo traballare le democrazie europee è chiaro. Governi e apparati statali si sono fatti trovare impreparati, mostrando mancanze e incapacità nel gestire una crisi umana di questa portata. E seppure si veda una luce alla fine del tunnel, una recessione economica con conseguenze devastanti per il settore sociale sembra incombere. Ma il virus non fa eccezioni. Seppure paesi come l'Ungheria e la Polonia sembrino correre ancora più forte verso la scomposizione della propria tenuta democratica grazie ai 'pretesti' offerti dalla pandemia, anche la tenuta di potere di alcuni regimi autoritari è messa in crisi, o quasi. La Russia ne è un esempio.
Fino a qualche settimana fa, in Russia si contavano meno di 50000 casi totali di Coronavirus. Ora, il conteggio è salito vertiginosamente, e continua a galoppare apprestandosi a superare la soglia dei 200000 casi, con Mosca che ha imposto stringenti misure di lockdown su tutti i settori della società. Come è accaduto in altri paesi, anche in Russia il comparto economico si è ritrovato paralizzato. Come altrove, il Coronavirus ha messo in luce le contraddizioni socioeconomici che caratterizzano il paese dai tempi dell’URSS. Nell'immaginario comune, la Russia si è impone come potenza economia e militare sullo scacchiere mondiale, grazie alle vaste risorse (soprattutto minerarie e di combustibili fossili) di cui dispone, alle strategiche dimostrazioni di muscoli e alla capacità di muovere abilmente pedine ‘amiche’ nell'arena internazionale. Questa è l'immagine che Putin ha saputo sapientemente plasmare e proiettare anche verso l’interno del paese, attraverso la strumentalizzazione della crociata anti-Occidente e l'esaltazione dialettica della grandezza patriottica. Tuttavia, la pandemia sta facendo riaffiorare in maniera prepotente tutti i gap strutturali del gigante russo che la sapiente campagna mediatica è sempre stata esperta nel celare.
Aldilà della propaganda, la Russia è un paese che presenta grandissime disuguaglianze sociali (basti pensare che il 10% della popolazione russa detiene circa l’80% della ricchezza totale) e profonde lacune nei settori economico e sociale. La sanità e l'assistenzialismo statale al comparto imprenditoriale sono esempi di settori trascurati, poco sussidiati e mal supportati dal governo centrale. E il Coronavirus ne sta ripresentando le mancanze. Come riporta un articolo del New York Times, l’esecutivo guidato da Putin sembra inerme, e a tratti addirittura indisponente, nell'offrire soccorso economico alla piccola-media imprenditoria, un ambito che si trova quasi totalmente paralizzato dalle misure restrittive. Mentre molti miliardi sono stati fatti confluire nei pacchetti di assistenza alle grandi corporazioni vicine al regime, lo stesso ha messo in atto misure relativamente blande per aiutare le piccole e medie attività a sopravvivere in tempo di lockdown, nonostante questo settore impieghi ¼ della forza lavoro russa e rappresenti una fonte di grande diversificazione per l’economia. Non solo l’imprenditoria, anche il settore della sanità stenta nel fronteggiare una crisi medico-sanitaria senza precedenti, soprattutto dovendo pagare gli arretrati di anni di negligenza governativa e sottofinanziamenti. Vari media indipendenti stanno riportando in questi giorni la crescente agitazione, per non dire rabbia, che si sta sollevando fra le fila del personale sanitario impegnato in prima linea nel contenere l’epidemia, lamentando la scarsità di mezzi disposti dal governo per fronteggiarla. Lo scenario appare ancora più grottesco, per quanto tragico, se si pensa che lo stesso materiale sanitario che sarebbe così necessario per sostenere il sistema ospedaliero russo, viene invece inviato da Mosca verso l’Italia, Cuba o gli Stati Uniti.
La crisi sembra star riportando alla luce tutti gli scheletri nell'armadio del governo russo, facendone tremare i piani più alti, Putin incluso. In un recente sondaggio del Levada Center, centro di rilevamenti statistici con sede a Mosca, la popolarità del leader si vede in drammatico calo, passando dal 69% al 59% nel giro di qualche mese. Un consenso ancora consistente, è vero, ma le condizioni della Russia per quanto riguarda la pandemia non sembrano dare segnali di miglioramento, considerato che il paese si trova ancora in piena fase di crescita esponenziale per numero di contagi, registrando all’incirca 9000 nuovi casi ogni giorno. Dati preoccupanti per Mosca, anche tenendo conto del fatto che il regime si trova già da qualche tempo soggetto a partecipate sollevazioni popolari. Indipendentemente da come si svilupperanno le cose, la pandemia potrebbe segnare un punto di svolta per la Russia. Che il Coronavirus possa anche rappresentare un vicolo cieco per Putin?
Questa volta, la macchina propagandistica potrebbe non bastare.
Fonti
Sulle disuguaglianze sociali in Russia: https://www.eastjournal.net/archives/83444
Imprenditoria e Coronavirus: https://nyti.ms/2SwZNq7
Il consenso per Putin in crollo: https://www.levada.ru/en/ratings/
I problemi del settore sanitario: https://edition.cnn.com/2020/04/30/europe/russia-coronavirus-hospitals-lockdown-anger-intl/index.html
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