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Tempi duri per Netanyahu

Non fa nemmeno in tempo a godersi la vittoria che Netanyahu deve fronteggiare un'altra battaglia. Stavolta giudiziaria.



Nel corso della giornata di ieri, il Tribunale di #Gerusalemme ha respinto la richiesta presentata dal primo ministro Benyamin #Netanyahu di spostare di 45 giorni il processo a suo carico il cui inizio è previsto il 17 marzo prossimo. La difesa del premier aveva motivato la mossa con il fatto che non avesse ancora potuto consultare le prove a carico e che questo avrebbe richiesto più tempo.

La posticipazione del processo penale rappresentava per Netanyah la possibilità di procedere alla sostituzione del procuratore generale Avichai Mandelblit: l’uomo che ha deciso di portarlo a processo. Potrebbe essere questo il motivo per cui la difesa del premier abbia chiesto di temporeggiare sull'inizio del processo.


Le accuse su Netanyahu


Il premier Netanyahu si appresta a fronteggiare tre capi di accuse: corruzione, frode e abuso di potere. Queste accuse riguardano tre casi nello specifico. Il primo è noto alla cronaca come “Caso 1000”, in cui Bibi avrebbe ricevuto, tra il 2007 ed il 2016, da alcuni miliardari regali del valore di circa 240.000 dollari, in cambio di una serie di agevolazioni fiscali per gli imprenditori da cui riceveva i doni.



Nel “Caso 2000”, invece, pare che il premier abbia ottenuto dal proprietario di uno dei maggiori quotidiani israeliani, Yedioth #Ahronoth, una maggiore copertura mediatica in cambio di una circolazione limitata del quotidiano rivale, Israel Hayom, di cui è proprietario Sheldon Adelson, considerato un portavoce del premier.


Ultimo ma non meno rilevante, è il “Caso 4000”. Sostanzialmente, riguarda una presunta operazione messa in atto dallo stesso Netanyahu e l’azienda di telecomunicazioni #Bezeq. Il premier israeliano avrebbe offerto dei benefici del valore di circa 280.000 milioni di dollari, in cambio della pubblicazione di notizie a proprio favore su #WallaNews!, un quotidiano online.


Al centro delle indagini, è finita anche l'operazione che ha portato alla fusione tra Bezeq e il gruppo televisivo #YES, quando Netanyahu era ministro delle comunicazioni. I procuratori parlano della volontà di Netanyahu di modificare la legislazione al fine di favorire Bezeq.

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