Di Mauro Spina
Cominciano oggi le consultazioni per il rinnovo della Presidenza della Repubblica. La prima carica dello Stato verrà eletta dai circa 1000 grandi elettori, come si confà ad una repubblica parlamentare.
Puntuali sono arrivate le critiche al sistema vigente, durante un'intervista, il co fondatore di Coraggio Italia (partito centrista, vicino all'area libera di dentro destra) Enrico Toti si è domandato se non fosse il momento per il cambio di struttura: via la repubblica parlamentare e dentro il presidente eletto dal popolo, la repubblica presidenziale o semi presidenziale sul modello francese.
Peccato che sia un momento storico, ciclico e ormai stantio che è connaturato nella destra italiana e in ogni elezione quirinalizia.
La destra italiana fatica da sempre a trovare un nome forte che sia collettore di istanze comuni, un uomo delle istituzioni che non crei gli imbarazzi creati dal nome del leader di Forza Italia Silvio Berlusconi.
Eppure il pallino del gioco questa volta è nelle mani di Matteo Salvini - almeno nelle intenzioni della destra è così - ma non si riesce a tenere assieme nessuna forza politica esterna al proprio campo di gioco, col risultato di un palleggio tennistico a somma zero contro gli specchi.
Comincia oggi una settimana difficile, e già vista, la crisi e Sanremo, con la novità pandemica e il suo velo drammatico. E poi le morti sul lavoro e il caro bollette.
Ed è un giorno questo che si preannuncia lunghissimo, la sinistra - assieme al MoVimento - potrebbe votare scheda bianca, per contare le forze e proporre un civico; con Italia Viva vera incognita del polo centrista mentre tutto attorno scorre nell'ineluttabile e impenetrabile Italia bifronte, l'unico paese dove si ha un premier carismatico e 3 morti sul lavoro al giorno. L'italia il paese dove "è giunto il momento di una donna" ma l'unico nome di donna papabile è antiabortista.
Insomma comincia oggi un giorno particolare, in un paese che attende risposte e riforme, ma saldamente assiso sul solito impalpabile clima gattopardesco: si cambi tutto, ma non si cambi nulla.
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